In armonia con quanto realizzato attraverso il settore sociale della cooperativa, la stessa attività agricola è strutturata in maniera tale da favorire la co – partecipazione delle persone a quanto svolto.
Partecipare le filiere di produzione è una delle risposte che, assieme ai Gruppi di Acquisito Solidale e ad alcune delle mense popolari del territorio romano, stiamo dando per combattere l’alienazione dai processi produttivi alimentari e dai meccanismi di produzione e distribuzione praticati dalla G.D.O. e dalle multinazionali del cibo.
Rendere la nostra filiera partecipata, offrendo la possibilità di partecipare il processo di produzione del cibo, è la strategia che utilizziamo per garantire non soltanto l’accesso ad un cibo sano e prodotto attraverso processi condivisi, ma anche e soprattutto un’alternativa che consenta ai partecipanti di valorizzare il proprio tempo libero, sempre più spesso gestito altrimenti come un tempo vuoto, da riempire unicamente attraverso il futile consumo.
Impiegare invece il tempo libero nella costruzione di relazioni sociali, in maniera svincolata dalle logiche commerciali e di consumo, destinandolo ad attività di auto-produzione, sovvertendo le logiche di produzione capitalistiche legate alla massimizzazione dei profitti e valorizzando invece la dimensione sociale dell’auto-produzione, è un modo per iniziare a riappropriarsi delle proprie necessità e delle risposte a queste.
Partecipare una filiera, possibilmente auto-producendo ciò di cui si necessita, significa muovere una critica forte ai meccanismi di induzione del bisogno, e di delega nel soddisfacimento dello stesso, cui le multinazionali stanno tentando di abituarci.
Dietro l’opulenza dei prodotti messi in vetrina nei banchi dei supermercati e nelle esposizioni pornografiche delle boutique del cibo, si cela la trappola dell’alienazione dai sistemi di produzione e distribuzione. Questa si sostanzia nella perdita di consapevolezza non soltanto di ciò che si acquista ma anche delle reali necessità che inducono all’acquisto stesso.
Il meccanismo di delega cui viene affidato il soddisfacimento dei bisogni indotti conduce inesorabilmente all’impoverimento di conoscenze ed alla perdita dell’abilità di saper fare. Tutto ciò preclude inevitabilmente la possibilità di autodeterminazione anche dal punto di vista alimentare: rinunciando a coltivare la terra abbiamo rinunciato alla nostra autodeterminazione alimentare.
Tutta l’esperienza di lavoro della nostra cooperativa si concretizza invece nella restituzione della centralità di ruolo all’autodeterminazione degli individui: sia da un punto di vista sociale e relazionale, sia da un punto di vista alimentare.
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